Location:
Accoglienza:
Scenografia:
Enigmi:
Originalità:
Scare Factor:
Bambini:
Attori:
No
Sì
Real Movie Experience di fine settembre 2024. Stavolta si è riunito lo stesso gruppo con cui avevamo affrontato la stanza di The Ring appena tre mesi fa. Oltre a me, c’erano mia sorella Beatrice con la sua amica Luciana, Dario detto “Drome,” Gennaro, l’immancabile Mario e, dopo parecchio tempo in un’esperienza horror, Fabrizio. Eravamo un bel gruppone – sette persone, probabilmente il gruppo più numeroso con cui abbia mai fatto un’escape room! E come dico sempre, le escape room sono come le tende: ci si sta meglio con la metà del numero massimo di persone. Però, in questo caso, grazie agli spazi ampi, siamo riusciti a muoverci bene.
L’appuntamento era a Via del Casale Fainelli alle otto di venerdì sera, un orario che, con il traffico romano, è sempre un po’ critico.
Black Door Escape
Seconda visita per noi alla sede di Black Door Escape in via del Casale Fainelli. Questa è la sede storica della precedente Escape Room Roma, ora unita a Cogito Ergo Room e presente con ben quattro location in città. L’ingresso è spazioso e decorato con alcuni elementi a tema horror, e ci è stato fornito un baule dove lasciare i nostri effetti personali prima di iniziare l’avventura.
L’accesso a questa sede è davvero comodo, sia per chi arriva in macchina sia per chi usa i mezzi pubblici. In auto, la posizione è vicinissima alla tangenziale e abbiamo trovato facilmente parcheggio proprio di fronte all’ingresso. Per chi viaggia con i mezzi, la fermata metro Monti Tiburtini è a un centinaio di metri.
Il nostro Master è stato gentilissimo e ha persino interpretato un ruolo nella nostra esperienza, ma purtroppo, anche questa volta, l’accoglienza avrebbe potuto essere migliore. Così come nella nostra visita precedente, ci è stata scattata una foto alla fine del gioco, ma non ci è mai stata inviata, e non abbiamo ricevuto risposta quando l’abbiamo richiesta. Sembra che da questo punto di vista qualche meccanismo sia saltato, un po’ come nella Roma di Juric. Peccato.
L’esorcista – Le origini del male
Siete appena tornati da un viaggio a Istanbul, da cui avete portato con voi un’inquietante statuetta che vi è stata regalata. Da allora, i vostri sogni sono turbati da visioni che vi spingono a riportarla in una chiesa abbandonata… una chiesa che esiste davvero, proprio a Roma. Decidete di recarvi lì, ignari di essere sul punto di rimanere intrappolati in una dimensione da incubo.
Sul piano delle scenografie, siamo davvero al top. Ne parlerò più in dettaglio, ma gli ambienti sono vasti, riccamente decorati ed inquietanti. Un paio di stanze vi lasceranno a bocca aperta per la cura nei dettagli. Anche gli effetti sonori sono eccellenti e completano l’atmosfera, mantenendo alta la tensione per tutta l’avventura.
L’immersione è ottima, e sebbene il riferimento al film L’Esorcista sia solo sfumato, c’è sicuramente un richiamo nell’iconica statuetta di Pazuzu. Io, personalmente, non ho mai visto il film di Blatty del ‘73, ma ho apprezzato alcuni dettagli che omaggiano uno dei miei scrittori preferiti, H.P. Lovecraft. L’ambientazione ricorda forse di più il suo universo oscuro e contorto (chissà, quando vedremo una stanza dedicata ai miti di Cthulhu nella capitale?).
Chiaramente la scenografia è il pregio maggiore della stanza. Così grande che non mi ha fatto sentire un gruppo di sette eccessivo, e curata nel dettaglio. Ma in questo Black Room escape va oltre ad ogni altra sala di escape di Roma e presente effetti speciali a dir poco cinematografici.
Quali sono le debolezze? A parte un gradino assassino per il quale ho rischiato un paio di volte di finire riverso al suolo, il flusso narrativo non è del tutto lineare, e ci si trova a passare da una stanza all’altra solamente per indicazione.
Trattandosi di una real movie experience, non aspettatevi enigmi complessi. Qui la maggior difficoltà sarà comportata dal leggere al buio od affrontarli in momenti di tensione.
Diciamo che l’atmosfera forse è meno paurosa di altre experience della stessa categoria a Roma, ma gli ambienti sono magnificenti. Anche se il tema di chiese o cappelle sconsacrate non è esattamente unico a Roma, black door escape riesce comunque a stupire.
Giudizio finale
Siamo usciti molto soddisfatti e con un ottimo tempo, per quel che può valere. Gennaro era talmente entusiasta da proporre di provare subito il secondo capitolo. Eh sì, questa storia ha un seguito, e qualcuno di noi aveva pensato di giocare entrambi i capitoli insieme, un’esperienza che sarebbe stata davvero unica. Vista la varietà di escape disponibili al momento, però, è probabile che non torneremo per completarla.
Personalmente, tra questa e The Ring, presente nella stessa sede, ho preferito la seconda per la trama più ricca e un’atmosfera più spaventosa. Sono comunque entrambe stanze eccellenti e iconiche nella capitale.
Abbiamo concluso la serata ancora una volta da Inkanto, ristorante peruviano, forse l’unica valida alternativa raggiungibile a piedi.